I vantaggi della fidelizzazione
I dati ci dicono che fidelizzare un cliente costa 7 volte meno che acquisirne uno nuovo, questo è il primo dei vantaggi della fidelizzazione.
Investire su attirare nuovi clienti non è la scelta giusta perchè un’attività commerciale va in crisi quando i propri clienti non acquistano più presso di essa oppure quando iniziano a spendere meno, perciò è sbagliato invistire per acquisire un cliente nuovo se dopo non lo fidelizziamo.
La GDO sa bene che funziona così, infatti tutte le catene della GDO hanno un sistema di fidelizzazione.
I vantaggi della fidelizzazione sono:
- Ridurre il tasso di abbandono
- Incrementare la frequenza di acquisto
- Trasormare un cliente occasionale in un cliente abituale
- Aumentare lo scontrino medio
- Smaltire le scorte grazie alle promozioni svuota magazzino
Studi di Bain & Company, insieme a Earl Sasser della Harvard Business School, hanno dimostrato che anche un aumento del 5% nella fidelizzazione dei clienti può portare a un aumento dei profitti compreso tra il 25 e il 95% da qui si può capire in cosa consistono i vantaggi della fidelizzazione.
I MUMERI DI PROGRAMMI FEDELTA’ IN ITALIA*
Il 53% delle aziende italiane ha un programma fedeltà: sono più diffusi nel B2C (60%), molto meno (33%) nel B2B.
Il 90% dei programmi comunica con i clienti in digitale.
Il 39% dei programmi B2C usa anche la comunicazione cartacea, che è invece molto
Il 54% è supportato o consiste esclusivamente in una app.
Più di un programma su due (56%) propone un catalogo premi – strumento di loyalty tipicamente italiano – ugualmente diffuso tra B2B e B2C. Il riconoscimento del colente con la “vecchia” plastic card è fatto dal 70% dei programmi B2C, solo dal 15% dei B2B
* Dati Osservatorio Carte Fedeltà di Parma
Possiamo dire che fidelizzare un cliente è più importare che acqusirne uno nuovo, dobbiamo saper scegliere il sistema più adatto alle esigenze della nostra clientela, il fattore premiante, ad esempio catalogo premi o cashback, il Crm giusto e soprattuto il patner giusto.
Il nostro Team con oltre 25 anni di esperienza può darti tutta la consulenza di cui hai bisogno.
Mercato Retail: l’Italia alla prova di maturità… digitale
Negli ultimi anni il significato del Retail è andato evolvendosi in una logica sempre più digitale. Il mondo del commercio al dettaglio vive infatti un momento di grande trasformazione, abilitato in particolar modo dall’innovazione tecnologica. Questo, almeno, è ciò che accade nel mondo. Cosa ne è del Retail in Italia?
Retail in Italia: a che punto siamo?
Abbiamo già spiegato cosa vuol dire innovare nel Retail e quali sono i nuovi trend internazionali che promettono di trasformare ulteriormente il settore. È bene indagare sul livello di maturità digitale dei retailer italiani, grandi e piccoli che siano. Per farlo partiamo dal principio.
Rispetto ai principali mercati europei, il tessuto commerciale italiano presenta alcune peculiarità. La densità di imprese per chilometro quadrato nel nostro Paese è 1,4 volte la media europea. Ma, nonostante l’alto tasso di capillarità, si tratta principalmente di imprese di dimensioni ridotte, con pochi dipendenti e fatturati modesti.
Tutto ciò si riflette nel mercato del Retail italiano. La distribuzione geografica delle attività commerciali non è omogenea, con grosse differenze tra Nord, Centro, Sud e Isole. I top retailer puntano già lo sguardo verso un futuro digitale, mentre gli esercizi medio-piccoli sono ancora restii al cambiamento.
Che cosa significa tutto questo? Significa che la frammentazione delle imprese commerciali italiane rallenta, inevitabilmente, la spinta all’innovazione digitale.
Il mercato Retail in Italia: un quadro frammentato
Per confermare quanto detto, guardiamo i numeri. Gli esercizi commerciali in Italia, intesi come punti vendita e ristoranti, sono distribuiti in maniera disomogenea lungo il territorio nazionale, in termini di quantità e capillarità.
- Al Nord si trova il 41% degli esercizi commerciali, con circa 14 esercizi ogni 1000 abitanti
- Al Centro si trova il 23%, con 17 esercizi ogni 1000 abitanti
- Nel Sud e Isole si trova il 35%, con 19 esercizi ogni 1000 abitanti
Inoltre, anche se la densità delle imprese commerciali per chilometro quadrato in Italia è superiore alla media europea, si tratta di imprese Retail dalle dimensioni inferiori alla media continentale: basti pensare alla Germania, dove mediamente ogni attività ha 10 dipendenti e genera circa 0,8 milioni di euro di fatturato all’anno, contro i 3 dipendenti e 0,3 milioni di fatturato dell’Italia.
Queste cifre riflettono l’elevata frammentazione delle imprese di vendita al dettaglio italiane, che a sua volta ostacola l’adozione di nuove tecnologie e di un approccio basato sull’omnicanalità.
In che modo? Da un lato risulta più difficile avere competenze e capacità di investimento adeguate per gestire la trasformazione digitale, dall’altro occorre ancora attivare un processo di adeguamento alle soluzioni già disponibili, nate principalmente per soddisfare le esigenze dei grandi retailer.
I Top Retailer italiani: tante soluzioni, tanti cambiamenti
In un quadro così frammentato, si distinguono senza dubbio i top del settore. I grandi retailer italiani si concentrano sempre più sullo sviluppo di innovazioni digitali, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza dei processi nel back-end, favorire l’accesso al prodotto e la vendita e velocizzare le attività più “noiose”.
Quali sono le soluzioni digitali di maggior interesse per i top retailer italiani?
Da una Ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, risulta che nel 2018 attori di diverse aree merceologiche hanno investito principalmente in 10 categorie di soluzioni:
- Sistemi per l’accettazione di pagamenti innovativi
- Soluzioni a supporto della fatturazione elettronica e dematerializzazione
- Soluzioni di CRM
- Sistemi di cassa evoluti e mobile POS
- Sistemi di sales force automation o di online selling in punto vendita
- Soluzioni di Wi-Fi in store
- Sistemi per l’accettazione di couponing e loyalty
- Sistemi di monitoraggio dei clienti in store
- Sistemi di business intelligence analytics
- Digital signage e vetrine intelligenti e interattive
Le PMI del Retail italiano tra rischi e opportunità
Rispetto ai grandi attori del settore, i retailer medio-piccoli hanno invece un rapporto ancora critico con l’innovazione. L’incidenza dell’investimento in digitale è infatti ancora molto limitata e in molti casi si manifesta anche un fattore aggravante: la totale assenza di interesse verso l’innovazione.
Spesso si ritiene che il digitale sia più una minaccia che un’opportunità. In questo senso, le PMI si giustificano con il timore di ritorni poco certi, costi elevati, mancanza di competenze interne adeguate e scarsa conoscenza delle soluzioni presenti sul mercato.
Nei casi in cui invece sono state adottate soluzioni innovative e iniziative a supporto dell’omnicanalità, si rilevano principalmente progetti semplificati e più elementari rispetto a quelli dei top retailer. Ad esempio:
- creazione di un sito informativo o per l’eCommerce;
- pubblicità dell’attività commerciale tramite canali web, email, SMS o Social Media;
- sistemi di cassa evoluti e mobile POS;
- sistemi di loyalty tramite carta dotata di banda magnetica o codice a barre;
- utilizzo di piattaforme eCommerce di terzi per vendere online (siti di marketplace, couponing, food delivery).
È vero che queste iniziative sono un primo passo verso l’innovazione, ma il tasso di adozione fra le PMI è ancora molto basso. Così come per i grandi retailer, anche per loro è arrivato il momento di guardare al futuro e convincersi che ogni dubbio sul digitale ha una sola risposta: l’innovazione è necessaria!
Autore: Valentina Pontiggia
Fonte: https://blog.osservatori.net/it_it/retail-italia-mercato-scenario
Facebook Pay per pagare con Facebook, Instagram e WhatsApp
Il payment è senza dubbio un obiettivo strategico di Facebook e di tantissimi altri attori del mondo digital. Ma per Facebook lo è senza dubbio in modo speciale. Dimentichiamo per un attimo il progetto Libra che ha visto e vede l’impegno di Facebook su un progetto molto sfidante che supera i confini del payment per entrare in tutto e per tutto nell’ambito del banking. Un progetto che sta incontrando non poche difficoltà dal punto di vista del rapporto con il framework normativo attuale. Facebook è consapevole che il mercato chiede soluzioni di pagamento adesso, semplici, accessibili e usabili senza dover “uscire” dalle applicazioni che si utilizzano più frequentemente. Da quest’ultima considerazione nasce l’accelerazione di un progetto che viene da lontano (leggi Facebook sbarca nei pagamenti digitali: primo ok in Irlanda) e che ha portato al lancio di Facebook Pay, la soluzione di digital payment che offre ai consumatori di gestire servizi di payment direttamente su Facebook, Messenger, Instagram e WhatsApp.
Facebook Pay parte dai servizi che Facebook ha già da tempo attivato e che permettono ai suoi utenti di pagare con le app per effettuare acquisti, di scambiare eo inviare inviare denaro in modalità P2P, di effettuare donazioni. Facebook Pay si colloca come un aggregatore di tutte queste funzioni, punta a renderle più semplici e a garantire maggiore sicurezza e protezione.
Negli Stati Uniti Facebook Pay parte subito con la gestione dei pagamenti per Facebook e per Messenger fornendo servizi per una serie di finalità come
- Raccolta fondi
- Possibilità di effettuare acquisti all’interno di giochi “in-Game”
- Payment P2P su Messenger
- Possibilità di pagare gli acquisti da pagine e aziende selezionate nel Marketplace di Facebook
La nota dell’azienda sottolinea che prevede di estendere Facebook Pay anche su Instagram e WhatsApp.
Dal punto di vista dei servizi Facebook Pay permette di semplificare le procedure di pagamento grazie all’integrazione “in-App. L’utente può aggiungere il metodo di pagamento Facebook Pay per effettuare pagamenti e acquisti all’ìnterno delle applicazioni senza dover reinserire i dati di pagamento ogni volta. per questo sarà necessario configurare Facebook Pay app per ogni app oppure scegliere di configurarlo per l’uso tra le app. La nota dell’azienda sottolinea che non ci sarà una configurazione automatica di Facebook Pay a meno che non sia l’utente a scegliere questa opzione.
Facebook Pay permette poi una serie di servizi come la visualizzazione della cronologia dei pagamenti, la gestione dei metodi di pagamento e l’aggiornamento centralizzato di tutte le informazioni.
Articolo di: Mauro Bellini
Fonte: fapagamentidigitali.it